Comunemente sui manuali di storia i Toltechi vengono descritti come un popolo nativo del Messico dell’epoca pre-colombiana, la loro lingua era il nahuatl, la loro capitale Tula. Gli studiosi di archeologia e antropologia li classificano come un popolo nomade e guerriero. C’è anche però chi afferma che i Toltechi erano “uomini e donne di conoscenza” scienziati, sciamani ed artisti e non un popolo associabile ad una nazione specifica. Erano i depositari di una fra le tradizione più illuminate non solo del continente americano ma dell’intero pianeta. I loro maestri, detti nagual, furono costretti a nascondere questa antica conoscenza, difendendola dall’arrivo dei conquistadores e da coloro che non erano preparati a farne un uso saggio. La sapienza tolteca venne allora tramandata in segreto durante i secoli attraverso generazioni di nagual, arrivando fino ai nostri giorni.
La Toltequidad era quindi una forma di vivere, l’arte di vivere in equilibrio. Il Tolteca era un uomo di conoscenza che sviluppò astronomia, scienza ed arte ma soprattutto esplorò le capacità energetiche dell’uomo. Il loro scopo era quello di arrivare ad un livello di conoscenza e consapevolezza tale da capire come l’energia fluisce nell’ intero universo. Lo stato di coscienza a cui arrivavano attraverso la meditazione o le piante di potere, li portò a scoprire che certi movimenti del corpo, che vennero chiamati Passi Magici, davano un livello di benessere molto elevato. Praticandoli i Toltechi recuperavano energia e sviluppavano un livello maggiore e più chiaro di coscienza. Si dice potessero sdoppiarsi energeticamente per entrare in differenti piani, frequenze e mondi attraverso il sogno lucido, con la pratica detta dell’”insuegno”, a cui in altre culture si da il nome di viaggi astrali. L’obiettivo principale dei passi energetici o passi magici, divisi in serie specifiche, era quella di ridistribuire la nostra energia perché questa potesse andare a sanare i nostri punti energetici o chakra recuperando la luce e l’energia che andiamo perdendo durante la vita. La base fondamentale della filosofia tolteca è il Quetzalcoatl, che equivale ad uno stato di coscienza illuminato, come il Cristo o il Budda. I guerrieri a partire dalle loro pratiche quotidiane cercavano di arrivare a questo stato di coscienza, connettendosi all’energia dell’universo.
Carlos Castaneda ebbe il grande merito di aprire questa porta e rendere visibili gli antichi insegnamenti, dopo di lui, altri nagual stanno spargendo il seme tolteca nel mondo. Fra questi c’è Carlos Jesus Castillejos, originario dello stato di Tabasco nel Messico, psicologo, autore e pellegrino della coscienza che si abbevera alle fonti dell’antica saggezza Maya-Tolteca e degli anziani indios Huicholes.
“Vengo da un popolo di artigiani, un piccolo popolo quasi senza nome, quasi sconosciuto, un popolo che era abituato a cantare ai bozzoli delle farfalle, alle ragnatele, ai nidi degli uccelli, alle grotte, alle tane e ai fili che uniscono tutte le cose e che tessono il destino degli uomini, che cantano anche alla totale libertà, alle cime delle montagne, al volo dell’aquila, alla danza dei venti appesi alle nuvole, agli spiriti antichi … Il loro canto si lascia ascoltare, quando il sole sta fecondando la terra o quando la luce si ritira piano alla dimora notturna. Se stai in silenzio potrai sentirli, ne sono certo.
Devi sapere che non è facile capitare in questo popolo di uomini di conoscenza; più di una persona ha negato la loro esistenza, non è facile riconoscerli, si vestono quotidianamente di umiltà, come fa un fiore o una pietra insignificante. Non fanno notare la loro presenza, camminano tra le persone senza fretta, non si prendono sul serio, si vaccinano contro il malumore, sono antispirituali e irriverenti davanti alle forme stabilite e tuttavia rispettano coloro che si affannano a seguire un cammino diverso. Stai attento se li trovi, un loro sguardo può trasformare la tua vita, sono troppo pericolosi per la tua integrità di uomo moderno.
Stranamente li puoi vedere nei luoghi più inusuali, impeccabilmente vestiti all’ultima moda o con abbigliamento tipico indigeno; parlano in perfetto spagnolo o inglese, se lo desiderano, o in qualche lingua indigena quando decidono di non essere disturbati. So già che penserai che sto mentendo, non importa, ti dico solo che davanti a loro può succedere di tutto: il tocco della loro mano, un colpo imprevisto o un viaggio verso un luogo sacro e non potrai più tornare alla storia degli uomini comuni. Sicuramente farai il salto del Guerriero con sobrietà, amore, libertà e potere.
Un popolo di artigiani, di artefici, costruttori, artigiani del sacro con storia o senza storia, toccano il mondo piano piano con tenerezza e poi si allontanano, a volte puoi vederne le orme, a volte i tempi coprono la memoria e solo trovi una leggenda, un mito, o qualche personaggio trasformato in Dio.”
Tratto da “ I nuovi veggenti” di Carlos Jesus Castillejos, ed Chakaruna 2009.